Il territorio di Montemarciano offre piacevoli percorsi turistici da attraversare in bicicletta, grazie alla sua natura e alla sua campagna, non intaccate dall’urbanizzazione né dai flussi di traffico dei centri urbani più estesi.
Uno di questi itinerari è il percorso “Agricom Triponzio-Esino” (nelle sue diramazioni: Pozzo del Letto, Verziere e Montespirello), che permette di conoscere alcune antiche contrade rurali e di immergersi nel verde; è consigliabile l’utilizzo di una bici da trekking, per via del sentiero non asfaltato. Si può partire da viale Italia (corrispondente all’antica contrada rurale del “Verziere”, dal latino viridarium, cioè terreno coltivato, con orti e alberi da frutto) o da via Pozzo del Letto, per poi raggiungere via Brecciata (strada, questa, asfaltata in realtà, rettilinea e di agevole percorribilità) e da lì la frazione degli Alberici. È possibile anche attraversare la collina a sud-est di Montemarciano corrispondente a via Montespirello (sempre in direzione degli Alberici), anche se in questo caso i tratti in salita raggiungono pendenze elevate, adatte ai ciclisti più allenati.
Passando per questi luoghi, è interessante riscoprire nei toponimi curiosità e particolarità riguardanti la storia del paese: “Pozzo del Letto” ad esempio, che deve il suo nome alla famiglia possidente Letti, proprietaria della contrada, ha alimentato nel corso dei secoli alcune colorite leggende, come quella dei renitenti alla leva che, nella seconda metà del XIX secolo, sarebbero venuti a nascondersi nel pozzo di questa boscosa contrada per sfuggire al richiamo alle armi. Di recente, in occasione dell’evento paesano “Metti un martedì in via Falcinelli” (luglio 2017), è andato in scena nel centro storico del paese un radiodramma, curato dall’attrice mondaviese Paola Ricci, ispirato alla suddetta vicenda dei contadini che rifiutavano di arruolarsi.
Per quanto riguarda invece la denominazione “Montespirello”, essa è forse da ricondursi al soffio del vento che era sempre presente in questa zona del paese (spiritellus, venticello), o al cognome di alcune famiglie nobili del territorio, come gli Sperelli di Senigallia o i Mancinforte-Sperelli di Ancona (quest’ultimi tenutari nel XIX e XX secolo della villa già appartenuta ad Ippolita Piccolomini, l’odierna villa Ascoli).
Un altro percorso ciclabile è quello che conduce al parco di Case Bruciate di Marina di Montemarciano, passando sempre per via Brecciata e poi proseguendo per via Molinello, oppure seguendo una strada più interna che da via Porcareccia si inoltra, appena oltrepassato un piccolo ponte, nello stretto ma gradevole sentiero brecciato che fiancheggia il torrente Rubiano.
Via Molinello deve il suo nome alla presenza di un “molino da maltempo” (funzionante cioè solo nei casi di abbondanti piogge) che serviva il castello di Montemarciano. Dietro il toponimo “Porcareccia” invece si nascondono le tracce lasciate sul territorio dai Malatesta, poiché questa porzione del paese veniva utilizzata per il pascolo e l’allevamento dei suini durante la dominazione di Sigismondo Malatesta (vicario di Montemarciano dal 1453 al 1463) e della moglie Isotta degli Atti.
Dal parco di Case Bruciate, si riesce a raggiungere facilmente il lungomare di Marina, che merita ugualmente una sosta: il percorso in bicicletta che consigliamo di fare contempla alcuni monumenti della frazione costiera, a cominciare dalla scultura “Le Muse ritrovate” dell’artista locale Claudio Candelaresi (nei giardini 8 marzo), a seguire la chiesa di S. Maria della Neve e di S. Rocco, ed infine il Mandracchio, disposti tutti lungo la stessa strada, cioè via Roma, a pochissima distanza l’uno dall’altro. Percorrendo quindi questa via, che è il prolungamento di via delle Fornaci, una volta arrivati all’altezza del Mandracchio, occorre proseguire sempre dritti, in direzione della stazione ferroviaria (via G. Leopardi), rimanendo sempre sulla strada principale che, una volta superato il ponte in laterizio ad arco ribassato, conduce direttamente nell’unico tratto di spiaggia a scogliera di Marina, la quale ha altrimenti un lungo litorale di sassi e sassolini. Da qui si può procedere in direzione nord per diversi chilometri, costeggiando il mare e i numerosi chioschi sulla spiaggia.
Tornando nuovamente nella campagna montemarcianese, sempre in bicicletta si può percorrere la già più volte menzionata via Brecciata fino a via Ronco, in direzione di Chiaravalle, dove le pendenze si fanno decisamente più lievi; anche in questo caso consigliamo l’uso di una bicicletta da trekking, specialmente per chi ha intenzione di attraversare il tracciato più interno di via Ronco (quello cioè che non segue la curva della strada principale ma prosegue dritto e conduce in una strada asfaltata più stretta), che in alcuni tratti presenta delle buche. Il toponimo “ronco” denota un terreno agricolo ricavato dal disboscamento di un’area precedentemente ricoperta da selva; la “roncola” o “ronca” è l’attrezzo agricolo preposto a questa operazione. Il toponimo fa la sua comparsa nel 1237, quando i monaci della zona avviano nuovamente i grandi interventi di deforestazione per liberare i terreni dalle selve, che risulteranno definitivamente scomparse nel XVI secolo.
Proponiamo infine un percorso ciclabile che da viale Italia si allunga in direzione di Senigallia attraverso via S. Veneranda, da cui si possono scegliere tre differenti opzioni: è possibile girare a sinistra per via Maja d’Orso e raggiungere la frazione di Cassiano – qualificata come “castrum” fino al XV secolo e poi declassata a “villa”(un abitato cioè privo di strutture difensive) -, le cui origini sarebbero anteriori a quelle di Montemarciano; qui è possibile visitare la moderna chiesa parrocchiale, con area verde e piccola pista di pattinaggio annesse.
Oppure, sempre da via S. Veneranda, una volta arrivati di fronte alla chiesetta omonima, si può prendere via Gualdo (a destra della strada principale e poco dopo la moderna torre dell’acquedotto comunale) – il toponimo “gualdo”, di origine longobarda, deriva dal tedesco Das Wald, “foresta”, poi latinizzato in gualdus, col significato di terreno incolto, selvatico – e proseguire per via Casino Pulini, che offre un vasto panorama sul bosco della Castagnola e sulla campagna intorno al centro storico.
In alternativa, si può pedalare in direzione nord fino al confine tra via S. Veneranda e via Buratta, in corrispondenza delle quali si apre una stradina di campagna (con terreno dissestato in alcuni punti, quindi consigliamo di fare attenzione) che immette nella contrada “Nocicchia”, la quale deve il suo nome alla presenza di noccioli (nux=noce, nocicula=piccola noce) che ricoprivano anticamente questa zona, a ridosso della sponda nord del Triponzio (affluente del fiume Esino).
Tutti gli itinerari suggeriti sono a breve percorrenza e, fatta eccezione per l’area di Marina con il suo lungomare, prevedono quasi sempre strade con una certa pendenza, sia asfaltate che sterrate, o brecciate, immerse nella campagna; non sono presenti fontane o punti di ristoro lungo questi percorsi (a meno che non si attraversi il centro storico di Montemarciano e le vie principali di Marina), perciò consigliamo di munirsi alla partenza di una borraccia. In generale, tutto il territorio del Comune si presta bene a passeggiate e a pedalate in mezzo alla natura; perciò, oltre agli itinerari qui suggeriti, ci si può divertire a percorrerne e a scoprirne anche degli altri.