La chiesa di Santa Veneranda (o Santa Venere), dedicata al Santissimo nome di Maria, venne eretta nel 1719 sui ruderi di una preesistente pieve dedicata a S. Clemente (l’agionimo è riferito ad un piccolo edificio di culto tardo medievale, con annesso fonte battesimale, che nel 1588 risultava già diruto), per interessamento di Livia Billoni in Trusiani – i Trusiani, originari di Tivoli, facevano parte dell’élite cittadina già dai tempi della dominazione piccolominea – e grazie alle offerte dei fedeli.
Con queste ultime, si riuscì a garantire la celebrazione delle messe, facendo venire a posta un parroco nei giorni festivi, visto che la chiesa ne era normalmente sprovvista. La Trusiani inoltre, che per molti anni si occupò di amministrare la chiesa, lasciò in eredità una piccola casa rurale sul retro della stessa, in modo da poter tenere anche qui le celebrazioni eucaristiche (una all’anno dal 1723). Un momento importante per la comunità dei fedeli di questa zona era rappresentato dalle pubbliche processioni per venerare l’immagine della Madonna Santissima, tutti i venerdì di marzo.
La chiesa fu impiegata come spazio cimiteriale dal 1861 al 1888, data in cui venne ultimato il cimitero degli Alberici; alcuni paesani ricordano come fino agli anni Sessanta fosse visibile una piccola colonna di mattoni – poi distrutta per effetto della pioggia e degli agenti atmosferici – facente parte del vecchio cimitero di S. Veneranda. Almeno dal 1588 e fino all’Unità d’Italia invece, il principale luogo deputato alle sepolture a Montemarciano era costituito dalla chiesa di S. Pietro vecchio, la più antica del paese, risalente probabilmente alla fine del XIV secolo e visibile in via S. Pietro, di fronte alla torre dell’acquedotto.
Il titolo “S. Veneranda”, che dà il nome anche alla contrada su cui la chiesa si trova, al confine nord-ovest di Montemarciano in direzione di Senigallia, ha ingenerato in passato un po’ di confusione, poiché si è a lungo pensato, erroneamente, che fosse da ricondursi ad una martire, tale “Madonna Veneranda”, il cui culto era particolarmente caro alla comunità di immigrati di origine albanese attestati in questa zona nei secoli XV e XVI.
L’edificio sacro conserva al suo interno un affresco del XVI secolo, più volte ridipinto, con la Madonna che allatta il Bambino: è un’immagine ispirata all’affresco, ugualmente cinquecentesco, con la famosa Madonna dei Lumi nel Santuario degli Alberici.
Circondata dal paesaggio campestre e ben visibile dalla strada, la piccola chiesa di S. Veneranda ha la facciata rivolta verso Montemarciano, da cui dista appena un paio di chilometri. Realizzata con mattoni in cotto, ha il fronte semplicemente scandito da due coppie di lesene tuscaniche, che reggono la cornice lievemente aggettante su cui si innesta il timpano triangolare. Sopra il portone d’ingresso e inquadrata dalle lesene, è la finestra ellittica tipica del gusto settecentesco; altre due finestre a sezione quadrata sono state ricavate all’altezza del presbiterio, per dare più luminosità all’edificio. Anche le pareti laterali sono attraversate da una successione di lesene tuscaniche, le quali vivacizzano i prospetti altrimenti privi di elementi stilistici rilevanti; sul retro, è presente un piccolo campanile a vela.
L’interno è ad aula unica e copertura ad arco ribassato; le pareti sono intonacate di bianco e prive di decorazioni. Più ricca è la zona del presbiterio, dove trovano posto l’altare policromo con paliotto settecentesco e la nicchia con l’affresco della Madonna allattante, già venerato all’epoca della originaria costruzione dedicata a S. Clemente.
Anche se la chiesa è al momento inagibile, via S. Veneranda corre lungo un tracciato molto panoramico, da cui si aprono delle strade laterali, come via Maja d’Orso – che permette di raggiungere la frazione di Cassiano -, via Gualdo – da cui si può procedere per via Casino Pulini, dove si trova una casa padronale diroccata della metà del Settecento – e, in direzione nord, via Nocicchia, tutti punti dai quali è possibile ammirare il vasto panorama collinare sulla campagna tutt’intorno.