La chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve e San Rocco a Marina di Montemarciano, istituita il 31 gennaio 1853 come succursale della Chiesa di San Pietro Apostolo, si presenta oggi notevolmente ampliata rispetto alle dimensioni originarie, grazie principalmente a due significativi interventi di restauro: quello eseguito tra il 1961 e il ’65 – che ne ha modificato profondamente le forme interne ed esterne – e il più recente, realizzato tra il 1997 e il ’99, che le ha conferito l’aspetto attuale. Ma la storia della chiesa comincia ben prima del XIX secolo ed è legata alla configurazione architettonico-urbanistica dell’area dov’è sorta e dove ancora si trova, cioè la strada litoranea, oggi via Roma.
Questa zona particolarmente frequentata in passato era infatti caratterizzata, sin dal XV secolo, dalla presenza del “Mandracchio”, la vecchia osteria di posta di “Case Bruciate” (denominazione dell’odierna Marina di Montemarciano, rimasta in uso fino al 1938) tuttora esistente, seppure allo stato di rudere e, trattandosi di un punto strategico, le autorità religiose fecero in modo di affiancare al vasto complesso architettonico anche un luogo di culto per i fedeli e i pellegrini. Come risulta da alcune fonti d’archivio datate al 1626, era presente una «Chiesola avanti l’Osteria», che la Reverenda Camera Apostolica decise in quell’anno di demolire «per ingrandirla, acciò sia più capace di Popolo et vi si possi celebrare per commodità di forestieri e paesani». Viene altresì precisato che «la detta materia et cimenti di essa chiesa si remetta in detta fabrica et non si convertino in altro uso profano».
La nuova chiesetta, edificata davanti alle due torri a mare del Mandracchio sacrificando quella già esistente, era dedicata a San Carlo Borromeo (con tanto di effigie apposta all’esterno) e fu inaugurata il 30 giugno 1626; venne in seguito sostituita dalla chiesa dedicata a Santa Maria della Neve e a San Rocco, costruita più a monte di quella seicentesca.
Dopo la costruzione della chiesa ottocentesca elevata sin da subito a parrocchiale, passarono quasi cinquant’anni prima che i fedeli potessero beneficiare della presenza di un parroco titolare e fino al 1892, anno in cui venne finalmente individuato – si trattava di don Cesare Tinti di Montemarciano, eletto l’8 novembre 1893 da Papa Leone XIII -, la chiesa risultò retta e amministrata da vari Economi Spirituali.
Durante la seconda guerra mondiale, oltre ad essere stata invasa dalle truppe d’occupazione, la chiesa diede rifugio ai numerosi sfollati della zona, subendo inevitabilmente dei danni. È a seguito di tali drammatici eventi che si decise già dagli anni Cinquanta di ristrutturarla; nel 1962 venivano raccolte le offerte per finanziare i lavori e per far fondere una campana. Finalmente 3 anni dopo la nuova chiesa, progettata dall’architetto Roberto Terenzi, era pronta; il successivo e ultimo intervento (1997-’99), su progetto dell’architetto Vincenzo Acciarri, servì ad adeguarla alle esigenze di una comunità di parrocchiani in costante aumento, dotandola di alcuni spazi aggiuntivi e rinnovando l’impianto centrale attraverso un maggiore sviluppo in senso longitudinale.
La chiesa è caratterizzata sia all’interno che all’esterno da forme semplici e palesemente moderne, anche se la facciata a salienti s’ispira in qualche modo alle coperture a capanna proprie delle chiese romaniche. L’interno è costituito da un unico ambiente suddiviso in due corpi principali: il primo, con soffitto in legno voltato a crociera, accoglie l’assemblea dei fedeli ed è decorato ai lati dai preziosi mosaici del battistero (a sinistra) e da quelli che fanno da sfondo al crocifisso ligneo posto tra i confessionali (a destra), mentre il secondo (che corrisponde all’ampliamento prodotto con l’ultimo restauro), con copertura a capriate lignee, è costituito dal presbiterio, dal coro e dalla Cappella del Santissimo e ospita l’altare maggiore che, nella sua foggia quadrata, si richiama simbolicamente ai 4 punti cardinali e quindi alla totalità del cosmo.
Di grande rilevanza e pregio sono le numerose decorazioni musive che impreziosiscono la chiesa, frutto del lavoro portato avanti nel dicembre del 2016 dal Padre gesuita Marko Ivan Rupnik e dall’atelier artistico da lui guidato, il Centro Aletti di Roma. Il grande mosaico parietale del presbiterio dà forma al mistero della Misericordia e si compone di 3 parti: a sinistra sono illustrate alcune scene tratte dal libro della Genesi, al centro campeggia l’immagine trionfante del Cristo risorto e a sinistra si ritrova la parabola del figlio ritrovato e del padre misericordioso, contenuta nel Nuovo Testamento. La Cappella del Santissimo è decorata da un altro prezioso mosaico parietale, in cui è espresso il tema della comunione dei santi e della Gerusalemme Celeste; è presente anche il tabernacolo a torre con la rappresentazione degli angeli Gabriele e Michele, l’uno con il rotolo della Parola, l’altro con la bilancia simbolo di Giustizia.
Questo vivace e raffinato apparato decorativo trova eco nelle coloratissime vetrate che ugualmente arricchiscono l’interno della chiesa: le 5 in corrispondenza della Cappella del Santissimo rappresentano simboli eucaristici, quella sul lato sinistro del primo ambiente, sopra il battistero, illustra la scena del Battesimo di Cristo, mentre nella vetrata a destra è nuovamente evocato l’episodio biblico della Riconciliazione (Luca 15, 11-32). La vetrata della controfacciata ha per soggetto la Madonna col Bambino benedicente, sotto i quali è raffigurato un mare ondoso solcato da una piccola imbarcazione, come omaggio alla vocazione marittima di Marina di Montemarciano. L’ingresso alla chiesa è preceduto da un ampio portico quadrangolare ad uso di parcheggio; accanto alla stessa, si trova la piccola area verde pubblica dei “Giardini 8 marzo” e una comoda fermata del bus.