Sulla sommità del cosiddetto “Colle Sereno”, in corrispondenza dell’area a sud-est del centro storico un tempo identificata col seicentesco toponimo di “Borgo delle Grazie” (oggi via IV novembre), si trova la dimora padronale di fine XIX secolo (ora sede di un hotel) che deve il proprio nome alla famiglia Censi Buffarini di Ancona, che ivi abitò dal 1901 al 1963.
L’intero immobile in realtà compariva già nei documenti catastali del 1875, nei quali veniva indicato come “Casino di Villeggiatura” con 3 piani e 25 ambienti interni, di proprietà di Camillo Candelari di Ancona fino al luglio di quell’anno ed in seguito di Flavia Candelari in Bernardini, anche lei anconetana. Fu quest’ultima a portare avanti una consistente ristrutturazione della Villa – a cui assegnò la denominazione “Colle Sereno” – tra il 1876 e il 1881, periodo nel quale la costruzione risultava esente da imposte. Dopo la morte di Flavia Candelari in Bernardini nell’ottobre del 1897, la Villa gentilizia passò ai conti Cervini Corradi e Agabiti Rosei che, il 4 aprile 1901, vendettero a loro volta la proprietà a Raffaele Censi Buffarini, figlio di Costanza Buffarini e di Giuseppe Censi di Ostra. Poiché però Raffaele morì pochi mesi dopo l’acquisto della proprietà, Villa “Colle Sereno” passò alla figlia Isabella, la quale decise di cederla al fratello Vincenzo con contratto di vendita datato al 2 giugno 1902.
Oltre ad essere stata per oltre un cinquantennio residenza privata della famiglia Censi Buffarini, una parte della Villa, insieme alla vasta area verde circostante, venne convertita per iniziativa di Vincenzo in tenuta agricola, come la distribuzione dei suoi vari ambienti riesce ancora in qualche modo a suggerire, nonostante l’intera struttura abbia subito ripetuti interventi di ristrutturazione nel corso degli anni, per via dei numerosi cambiamenti nella sua destinazione d’uso. A questo proposito, occorre altresì ricordare che durante la seconda guerra mondiale, s’insediò qui il Comando della 278 a Divisione di Fanteria dell’esercito tedesco (dal I luglio al 16 luglio 1944), anche se non sembra che la Villa abbia subito danni considerevoli a seguito di questo stazionamento.
Dopo la morte di Vincenzo Censi Buffarini, la Villa – rimasta formalmente di proprietà della famiglia fino al 1974 – è stata per un breve periodo sede di un ristorante (1974-’76), poi della Casa di Riposo comunale (1991-1995) e della Casa protetta intercomunale, dal 1995 al 2003; dal 2001 al 2004 ha invece ospitato il Centro Tecnico Sportivo della società “Ancona Calcio”, mentre dal 2007 al 2014 ha avuto sede, nella parte gentilizia del complesso, il Centro Regionale di Informazione Formazione Educazione Ambientale “INFEA” della Regione Marche; dopo il fallimento della società calcistica nel 2004, la parte del casale è stata utilizzata come struttura ricettiva (“Casa per Ferie”).
Dall’ingresso principale, in via IV novembre, è immediatamente riconoscibile il corpo di fabbrica più grande, con sviluppo su 3 livelli, che fungeva da magazzino per grano e cereali all’epoca della tenuta agricola di Vincenzo Censi Buffarini; venivano qui allevati anche bachi da seta. Proseguendo dietro l’originario magazzino, sul lato sinistro della tenuta, si vede ancora oggi il piccolo fabbricato un tempo utilizzato come scuderia per i cavalli, con annessa rimessa per le carrozze della famiglia, e un pollaio subito accanto. Sempre sul retro erano presenti i vari ambienti di servizio, come la lavanderia e le cucine, oltre ad una cisterna con pompa dell’acqua e alla cantina nel seminterrato per la conservazione dei vini.
La porzione di Villa affacciata sul giardino, più signorile ed elegante rispetto al prospetto frontale, era quella che fungeva da residenza privata della famiglia Censi Buffarini, con le camere al piano superiore e le stanze per le attività diurne e ludiche – come la sala da biliardo e un’altra per suonare il pianoforte – al pianterreno. Da alcune fotografie che mostrano come si presentava questa parte della dimora ai primi del Novecento, è possibile riconoscere un terzo piano, andato distrutto a seguito del terremoto del 1930 e scandito dalla presenza di finestrelle, con coronamento rettangolare e fregi di gusto liberty, su cui campeggiava la scritta “Colle Sereno”, laddove oggi si contano solo due piani e la facciata presenta un coronamento timpanato, con oculo sottostante; la scritta “Colle Sereno”, trasferita in seguito su questo secondo piano, è oggi appena leggibile nelle ultime lettere.
Percorrendo il parco, che dobbiamo immaginare punteggiato da aiuole a chiocciola e piante di limoni all’epoca in cui era tenuta agricola, si scorge ancora quella parte di giardino più nascosta e rialzata denominata un tempo “la Montagnola” e ricavata ammucchiando qui la terra in eccesso dei campi. Proseguendo, si giunge al piccolo tunnel vegetale risultante dall’intreccio di alberi e arbusti che immetteva in un piccolo casotto, il cosiddetto “roccolo”, che serviva per la caccia degli uccelli, praticata attraverso il sistema delle reti a tramaglio; il casottino, oggi diruto, ospitava le gabbie con gli uccelli di richiamo e da qui venivano sistemate e tirate le reti per la cattura dei volatili.
Il vasto parco, aperto al pubblico e animato da eventi paesani nel periodo estivo, mantiene intatta gran parte della sua originaria varietà arborea: oltre a pini domestici, palme, noci, cipressi, lecci, tassi, magnolie e ad alcuni esemplari di acero americano, sono state riconosciute rarità botaniche di notevole interesse scientifico, come il Lyphyllum hypoxanthum, un fungo dal cappello bruno di grandi dimensioni (fino a 22 centimetri di diametro), ritrovato sotto i cipressi secolari del parco e attestato solo in alcune zone di Francia, Spagna e Italia. Tra le piante presenti nel parco vanno ricordati l’alloro (Laurus nobilis), l’alaterno (Rhamnus alaternus), il pittosporo o pitosforo (Pittosporum tobira), il laurotino (Viburnum tinus) e il ligustro (Ligustrum vulgare). Da questo punto particolarmente panoramico, è possibile godere della vista del mare, della campagna e delle colline, oltre che della frescura garantita dalle numerose specie arboree del parco che, essendo comunale, è liberamente visitabile durante tutta la giornata.