Concluso il restauro dello Statuto cartaceo del XIX secolo nell’ambito del progetto di recupero dell’archivio storico. A breve una giornata aperta al pubblico dedicata al racconto dei lavori eseguiti
Circa due anni fa, l’amministrazione comunale ha deciso di mettere mano all’archivio storico con la finalità di restituire alla cittadinanza il patrimonio documentario comunale, in quanto luogo privilegiato della memoria dotato di enormi potenzialità culturali, didattiche ed informative per l’identità della nostra comunità.
L’Archivio Storico del Comune di Montemarciano è rappresentato da una serie di fascicoli che riportano regolamenti, carte e atti dal XVI secolo fino ai giorni nostri e documentano, oltre alla storia locale, alcune delle abitudini di vita del passato.
Oggi è conservato in modo non ordinato in tre locali non attigui tra loro e parzialmente rispondenti agli standard di conservazione previsti dalle norme. L’archivio è quantificato in circa 245 metri lineari di materiale documentario per la maggior parte posto su scaffalature metalliche o lignee con ripiani incolonnati su 4, 5, 6 livelli e in alcuni casi dentro scatoloni.
Esso comprende l’archivio storico comunale, la serie delle Concessioni edilizie, delle Deliberazioni del Consiglio e della Giunta, le fatture dell’Opera Pia e altre.
La sezione più antica dell’archivio, localizzata nei locali a piano terra dell’edificio di Piazza Vittorio Veneto, è composta da documenti che vanno dal 1700 al 1890, mentre la sezione più moderna, afferente ad un arco temporale che va dal 1891 alla fine degli anni ‘90, è sita nei locali seminterrato e sottotetto dell’ex sede comunale in Via Umberto I. “…senza le numerose distruzioni di materiale documentario verificatosi per eventi bellici o rivoluzionari specialmente intorno agli anni 1788-99, 1914, 1943-44, calamità naturali (…) gran parte dei Comuni delle Marche sarebbe in possesso di documenti risalenti al Medio Evo…” riporta Lodolini in “Atti e memorie della Sep. di Stor. Pa. per le Marche” (1967).
Di particolare nota lo storico statuto comunale risalente al sec. XIX recentemente restaurato con un lavoro di alto livello ad opera del Laboratorio di restauro del libro antico e legatoria artisticadi Jesi. Il restauro, oltre a rendere nuovamente fruibile il volume, ha permesso di conoscerne più da vicino la tecnica di esecuzione e manifattura.
A tutt’oggi esistono dieci esemplari: di cui uno originale e nove in copia. Di queste, due sono conservate presso l’Archivio di Stato di Roma, una presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma, quattro presso la Biblioteca comunale di Jesi, una nell’Archivio storico Comunale di Montemarciano e l’ultima presso la Biblioteca del Senato della Repubblica. Sempre nel Senato è custodito l’unico originale, membranaceo, risalente al XVI secolo.
I Manoscritti citati sono suddivisi in tre gruppi: il primo che riporta gli Statuti Antichi, fatti sotto la dominazione dei Malatesti, di Giacomo Sr. e Silvio Piccolomini; il secondo che riporta gli Statuti Nuovi, fatti da Giacomo Jr. Piccolomini dopo la metà del ‘500; il terzo che li riporta entrambi.
Lo “Statuto della Terra e Ducato di Montemarciano”, cartaceo, del XIX secolo, composto da 43 carte, è l’unica copia conservata nella sede comunale. Tutte le altre copie, come si dirà poi, sono sparite. Esso riporta il testo completo dello Statuto antico risalente al sec. XVI, da cui si evince che: “Montemarciano figura concesso in feudo dalla S. Sede al nobile Balegani e, successivamente, per donazione di Clemente V alla città di Jesi cui appartiene dal 1307 al 1348, nel quale anno fu occupato da Galeotto di Pandolfo Malatesta.”
Nel libro “Notizie storiche della prodigiosa immagine di Maria Santissima degli Alberici” di D. Diotallevi (1896) si legge: “…il Malatesta (Galeotto) nel 1348, alla foggia di tanti usurpatori volendosi impadronire anche di quei luoghi che vivevano pacificamente soggetti alla S. Sede, con pretese giurisdizioni e grande audacia, occupò militarmente, sebbene, senza contrasto, Senigallia, Ancona e conseguentemente Montemarciano. Di quest’ultimo i Malatesta si resero così padroni e signori che vi stabilirono persino leggi e statuti pel suo governo, che sono i più antichi e dei quali si conserva tuttora in paese qualche rarissima copia.”
In effetti, in quel periodo, in nessun paese europeo come in Italia l’aggregazione urbana è stata un fenomeno così precoce e diffuso. Questo ha fatto sì che dal medioevo fino all’età moderna le realtà urbane abbiano avuto bisogno di una normativa specifica che disciplinasse un sistema di rapporti molto più complesso e articolato di quello che regolava il mondo rurale.
Nel libro primo “DEL CIVILE” sono definiti in dettaglio i termini di governo della città (“…Priori et Syndico assieme con il Vicario habbino diligente cura de mantenere ponti fonte strade et confini del detto castello et suo territorio et siano obligati in Kalende de Gennaro convocar il populo et spetialmente e giovani e mamoli et unitamente andar’a riconoscere et rivedere tutti e confini afinché de quelli se n’habbi sempre frescha memoria”); nel libro secondo “DELLI MALEFICI” sono determinate le pene di natura sia economica che corporale per i reati commessi contro le persone e le proprietà (“Et se alcuna persona farà trattato o conspiratiore contro il Signore de Monte Marciano o vero contro il bono et pacifico vivere et de ditto luogo per causa turbare il detto vivere et stato sia condennato nella pena del capo et quelli che scientemente reccetteranno tali conspiranti ovvero gle presteranno auxilio conseglio o favore cadino nella medesima pena”); nel libro terzo “DELLI EXTRAORDINARII sono presenti altre leggi (“…si conservino le vie publiche et per commodo delli carri et de chivi passarà che ciascuna persona che havrà o ha al presente terreni vicini e contigui alle vie publiche tanto fatte quanto anchora da farsi sia tenuto e obligato (…) fare a sue spese il fosso di quattro piedi di larghezza et di tre di fondo et quello di continuo mantenere della medesima qualità et recevere et pigliare l’acqua delle dette vie alla pena di due scutti per ciascuno che contrafarà”).
Il libro quarto “DELLI DANNI DATI” riguarda le pene previste per i danni arrecati ai terreni privati e pubblici. In un’epoca caratterizzata da carestie in grado di compromettere il raccolto di un’intera annata, tanto da mettere in serio pericolo la sopravvivenza di una società già minacciata dal propagarsi di epidemie trasmesse da animali domestici e dal bestiame, non ci stupisce che un intero libro degli Statuti sia dedicato alla trattazione delle pene riservate a coloro che contribuivano volontariamente o meno a mettere a repentaglio il raccolto altrui, per invidia, cattiveria o altra ragione poco nobile (“…per conservatione delli prati existenti in el territorio di Monte Marciano che nessuna persona ardisca o presummi per nessuno tempo pasculare o far pasculare con porci in prato alcuno del detto territorio sotto la pena d’un bolognino per porco tanto grande quanto piccolo…”).
L’intervento di restauro dello Statuto si è reso necessario a causa delle condizioni pietose in cui versava. Per questo è stato affidato al Laboratorio di restauro del libro antico e legatoria artisticadi Jesi, che ha analizzato il documento nel dettaglio, evidenziandone i danni causati dal tempo, dall’incuria e dalla cattiva conservazione, rilevando che le carte erano rovinate, sfibrate, impolverate e macchiate, con una forte trasmigrazione degli inchiostri dal recto al verso della pagina.
La restauratrice ha prodotto una documentazione fotografica delle operazioni di restauro e ha proceduto anzitutto con lo smontaggio del volume, conservando in apposite buste, come testimonianza storica, il filo di cucitura, il nervo e tutto il materiale non riutilizzabile. Sono stati eseguiti altri interventi tecnici: lavaggio delle carte per eliminare tutto lo sporco e migliorare la leggibilità del testo, asciugatura naturale delle carte, per ridare consistenza alla carta sfibrata, collatura delle carte con metilcellulosa liquida, asciugatura sotto peso con cartoni assorbenti sono stati riformati i fascicoli, con una nuova cucitura con nervi in pelle scura e ricostruzione del dorso del documento, che ne permetterà la migliore conservazione possibile.
Per sottolineare il valore dell’operazione effettuata ai fini della migliore conservazione dell’unica copia dello statuto storico di Montemarciano ad oggi in nostro possesso, lasciamo al lettore la seguente nota finale dell’autore Carlo Maria Marti: “Numerosi archivi (parte dei quali danneggiati o scomposti dagli eventi bellici) sono andati poi perduti, in tutto o in parte, per un motivo che è assai penoso dichiarare. Essi sono stati ceduti come carta da macero, specialmente negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, dagli stessi amministratori a cui erano affidati. Si tratta di una quarantina di archivi (…). La Soprintendenza archivistica del Lazio, Umbria e Marche competente per il territorio prima della istituzione di quella di Ancona ha sporto una quarantina di denunzie all’Autorità Giudiziaria negli anni 1958-1960 per distruzione di materiale documentario di archivi comunali delle Marche. Alle denunzie contro ignoti, l’Autorità Giudiziaria ha dato seguito identificando gli ignoti nei Sindaci (o Podestà) e Segretari Comunali pro tempore. I procedimenti si sono conclusi per prescrizione ed amnistia.”
Complimenti. Tutelare i documenti storici del nostro paese vi fa onore. La conoscenza delle origini del Comune possa stimolare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica.